
Il colosso americano Apple, qualche giorno fa, ha annunciato la diffusione di un nuovo aggiornamento di iOS, che impedirà qualsiasi tipo di accesso agli iPhone tramite porta lightning, tutte le volte in cui il dispositivo resta bloccato per più di un’ora.
Secondo Tim Cook l’aggiornamento garantirebbe maggiore sicurezza ai propri clienti, impedendo l’accesso diretto ai propri smartphone. L’amministratore delegato di Apple ritiene, in questo modo, di poter meglio tutelare la privacy dei possessori di iPhone.
Al giorno d’oggi, infatti, tutti i dati più importanti sono conservati all’interno degli smartphone, pertanto, impedirne all’utilizzo a chiunque non sia in possesso dei dati di accesso eviterebbe furti d’identità ed attacchi hacker.
Lo scontro con l’FBI
Il primo contrasto tra le forze dell’ordine e l’amministratore delegato di Apple risale al 2015, quando Tim Cook si rifiutò più volte di collaborare con l’FBI per sbloccare l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino. In quell’occasione, il rifiuto dell’amministratore di Apple si rivelò inutile, infatti, l’FBI riuscì a sfruttare una falla presente nel sistema iOS e ad accedere al dispositivo.
La polizia americana, utilizzando la porta che consente di ricaricare gli iPhone, detta anche porta lightning, riuscì ad accedere al dispositivo dell’attentatore. L’obiettivo di iOS 12 è proprio quello di sopperire a tale falla.
L’aggiornamento modificherà le impostazioni predefinite degli iPhone, disattivando la porta lightning ed impedendo in questo modo qualsiasi trasmissione all’esterno, quando lo stesso resti bloccato per più di un’ora.
Trascorso tale lasso di tempo l’unico modo per accedere ai dati contenuti all’interno del dispositivo sarà attraverso l’inserimento del pin personale. Ne consegue che i comuni sistemi, come GrayShift, Cellebrite che permettono di aggirare il numero limite di password che si possono tentare prima del blocco definitivo dell’apparecchio, utilizzati dalle polizie di tutto il mondo, diventeranno inutili.
Il problema della privacy
Tim Cook, nel comunicato che ha lanciato il nuovo aggiornamento ha precisato di aver grande rispetto per il lavoro delle forze dell’ordine americane, che l’aggiornamento non ha lo scopo di intralciare il loro lavoro, né quello delle forze dell’ordine operanti in Nazioni in cui vengano rispettate le libertà fondamentali degli individui.
Il software, invece, sarà determinante in realtà dove regimi autoritari puniscono i dissidenti politici per le loro idee o ancora dove le minoranze vengono oppresse. In questi casi, tutelare il diritto alla privacy di soggetti deboli è un mandato imperativo.
Le Nazioni chiedono maggiore sicurezza
Di tutt’altro avviso è la comunità internazionale, la novità introdotta dal nuovo aggiornamento iOS non piace a molti Governi, che considerano il blocco degli iPhone un espediente che limiterebbe notevolmente il loro potere d’indagine.
Contemperare il diritto alla privacy e quello della difesa della sicurezza nazionale è diventato sempre più difficile, tant’è che alcune Nazioni stanno studiando nuove soluzioni per garantire l’incolumità dei propri cittadini.
Alcuni Stati ed in particolar modo l’Australia, stanno studiando soluzioni per obbligare le aziende produttrici di smartphone ad inserire nei propri dispositivi porte di accesso secondarie, denominate anche “backdoor”.
Attraverso questi punti di accesso, dovrebbe essere garantita la possibilità per le forze di polizia di accedere direttamente ai dati personali contenuti all’interno degli smartphone di persone sospettate e/o criminali, anche nel caso in cui gli stessi risultino bloccati da password.