
Il cyberbullismo è il tema della recente produzione del regista napoletano Peppe Celentano dal titolo “Generazione zero”
Il cyberbullismo rappresenta un esempio lampante di uso nocivo del web. Con questo termine, infatti, si indica un’attività volta ad intimorire e turbare un determinato soggetto con messaggi, fotografie e video inviati attraverso messaggi di posta elettronica, chat oppure sms.
Alcuni dati sul fenomeno in Italia
In Italia il cyberbullismo, condannato esplicitamente dal D. Lgs. 196/2003, ha assunto proporzioni abbastanza rilevanti nel corso degli ultimi anni. Dal 2011 ad oggi quasi un terzo del fenomeno bullismo, compiuto sia da adulti che da ragazzi, perlopiù minorenni e coetanei rispetto alle loro vittime, avviene online. La drammaticità delle conseguenze è data dall’alto numero di giovani che si suicidano o che, prima di farlo, fuggono via lasciando nello sgomento i propri cari.
Le caratteristiche principali del fenomeno
La pericolosità del cyberbullismo deriva dalle sue caratteristiche intrinseche. In primo luogo, la natura quasi sempre anonima del molestatore virtuale; in secondo, la difficoltà nel rintracciarlo, in quanto agisce di solito in luoghi privati, come chat oppure forum, in cui può manifestare un’identità diversa da quella reale . In ultima analisi, l’aspetto più preoccupante consiste forse nell’abbattimento delle barriere spazio-temporali, ragion per cui il soggetto molestato si sente intimidito ogni volta che è in procinto di accedere alla sua mail o al suo contatto facebook o WhatsApp.
Il film-progetto del regista Celentano
Il tema del cyberbullismo ha di recente ispirato il regista napoletano Peppe Celentano, autore del film-progetto “Generazione Zero”. L’obiettivo della produzione, presentata alla stampa nella mattinata di giovedì 3 maggio al PAN di Napoli e proiettata per la prima volta in pubblico nella serata dello stesso giorno al Cinema Plaza di Via Kerbaker, è di indurre ad una profonda riflessione su questo argomento di grandissima attualità. Protagonista della vicenda raccontata è Mario, un giovane studente iscritto come tanti ai social network, che scompare misteriosamente in seguito all’invio online di minacce, video ed immagini che turbano fortemente la sua psicologia. A causa del suo carattere, molto emotivo e riservato, il ragazzo non lascia praticamente tracce di sé. Dagli interrogatori che la polizia svolge con i parenti e soprattutto con i compagni di classe, emergono omertà, indifferenza e a tratti anche ironia nei confronti della giovane vittima che sembra destinata a rimanere in una dimensione di oblio e di emarginazione.
Un cast tutto napoletano per dire basta al cyberbullismo
Il cast, composto interamente da attori partenopei, ha visto la partecipazione straordinaria dell’artista Monica Sarnelli che interpreta la canzone “Nun se po’ pazzià accussì”. Il messaggio di fondo del film, che gode del patrocinio morale del Comune di Napoli, della Regione Campania e dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping, è sintetizzabile nelle parole di una delle vittime del cyberbullismo balzata agli onori della cronaca nel 2013, Carolina Picchio: “Le parole fanno più male delle botte: cavolo se fanno male!”.