
Medici che usano il digitale per cercare soluzioni alla depressione
Denominato anche il male oscuro: la Depressione risulta diffusa in ogni fascia d’età ed è, a tutti gli effetti, il disturbo psichico più frequente. Molto spesso chi ne soffre lo nasconde più o meno volontariamente con sintomi che sono rilevati solitamente per altre patologie.
Per il sistema sanitario nazionale, la cura della depressione rappresenta un problema rilevante, sia economicamente, sia per quel che concerne l’organizzazione per la terapia. É dimostrato che la terapia farmacologica è efficace in questo campo, ma per cercare di sconfiggere la malattia l’apporto psicoterapeutico è fondamentale, può ridurre le recidive ma, aspetto ancora più importante, può ridurre il fenomeno della dipendenza da farmaci.
Uno dei dati più preoccupanti a livello europeo è quello che rileva che solo la metà delle persone affette da Depressione ha una diagnosi e di questi solo il 30% viene sottoposta a trattamento.
Delle persone che dovrebbero curarsi, tuttavia, solo il 40%, praticamente meno della metà, si definisce complianti, cioè sottoposti regolarmente a cura.
Dati europei ci dicono che su 100 persone affette da depressione solo sei di queste seguono correttamente la cura, una grossa difficoltà è legata, infatti, alla resistenza ai farmaci che molti pazienti presentano.
All’origine di alcuni comportamenti che sembrano del tutto irresponsabili, inoltre, è l’assenza di reale riconoscimento della propria malattia e soprattutto la paura di essere marchiati come portatori di mali oscuri.
Le soluzioni digitali per le malattie mentali
Una delle soluzioni digitali utilizzate è Ellie un robot che, interagendo con le persone, riesce ad identificare quelle affette da depressione attraverso il tono della voce, l’espressione del viso, la postura e l’analisi dei movimenti rilevati con dei sensori e con una webcam.
Questo tipo di terapia viene definita Terapia Cognitivo Comportamentale Computerizzata, cioè non somministrata da un medico ma da programmi interattivi di terapia psicologica computerizzati.
Questi trattamenti possono essere effettuati come unica terapia, oppure affiancati da un protocollo farmacologico con l’ausilio del medico di base o dallo specialista nei casi in cui lo richiedano.
Prendendo in considerazione il rapporto tra i costi molto contenuti e gli evidenti benefici, i risultati sono soddisfacenti.
In seguito a questa esperienza un prestigioso istituto inglese, il National Institute of Clinical Exellence, decretò che l’uso della Terapia Cognitivo Comportamentale Computerizzata, fosse ritenuta come trattamento iniziale della terapia della Depressione all’interno di un programma che seguiva il paziente depresso con l’ausilio di metodi più specifici ed intensivi.
Con il diffondersi di questa sperimentazione, la CBT ha evidenziato dei limiti degli studi-pilota realizzati da centri universitari effettuati su determinate casistiche.
Prendendo atto di questi problemi il National Institute of Health ( NIH ) nel 2008 finanziò uno studio di valutazione che a differenza di varie ricerche non ha dimostrato la valenza della terapia cognitiva computerizzata nella Depressione.
Dopo vari studi il pensiero espresso è che numerose delle esigenze di persone a rischio non sono state soddisfatte, che questi ammalati non vengono ancora trattati adeguatamente nonostante esistano terapie efficaci in merito.
La diagnosi e la cura delle malattie mentali ha trovato effettivamente sempre molte difficoltà; le soluzioni digitali potranno essere, infatti, di grande sostegno ma chissà quanto risolutive.
E’ tutto da scoprire.