
Cambridge Analytica accusata di aver utilizzato i profili italiani per scopi elettorali
Facebook, senza aver ricevuto il permesso dei diretti interessati, ha trasferito i dati personali dei propri utenti alla Cambridge Analytica, che li ha utilizzati per fini diversi da quelli previsti, come la propaganda elettorale.
In seguito all’attuazione definitiva del Gdpr, il 25 maggio 2018, l’Italia chiederà il risarcimento dei danni al noto Social Network di circa il 4% del ricavo complessivo della società. Per una maggior sicurezza, infatti, si è scelto di indagare anche su altre aziende, qualificate in marketing politico, che hanno stretto accordi con l’amministratore delegato di Facebook.
I risultati delle prime ricerche rilevano che i profili di utenti italiani coinvolti nell’illecito siano 214.134 e proprio stamattina, durante l’incontro a Bruxelles tra i Garanti europei della privacy, sono state decise le prossime mosse per favorire il controllo nazionale. Durante la riunione è stata ribadita la necessità di incrementare i compiti della task force creata per controllare l’utilizzo dei dati personali di utenti di WhatsApp e Facebook.
Entrambe le applicazioni fanno parte della stessa società e per entrambe si è accertato il fatto che lo scambio di dati fra di esse non era stato consentito dagli utenti, coinvolgendo nella vicenda anche coloro che utilizzavano esclusivamente WhatsApp e che Facebook non lo avevano mai adoperato né tantomeno vi si erano iscritti. Fortunatamente, per tutti gli utenti che usano applicazioni in cui è necessario registrarsi inserendo i dati personali, sono stati già previsti dei provvedimenti dal Gdpr che ne garantiranno la sicurezza, anche se le reali sanzioni saranno applicabili da fine maggio.
L’idea è che il nuovo piano di sicurezza e protezione dei dati sia applicabile in tutta Europa, gli unici cavilli restano la Gran Bretagna, dove ha sede la Cambridge Analytica, e l’Irlanda dove si trova la sede europea di Facebook.
Quello che ha maggiormente inficiato nella vicenda in Italia è che un partito sarebbe stato favorito proprio grazie alla propaganda fatta su Facebook. Infatti, secondo i dati emersi dagli analisti dell’intelligence, si sarebbero verificati degli scambi tra gli utenti italiani presi di mira dalla Cambridge Analytica e profili falsi che avevano la parola “Salvini” nel nome, anche se al momento è escluso che siano collegabili alla Lega.
Tutto ciò avrebbe potuto danneggiare il partito, dal momento che si sospetta che questi account abbiano potuto influenzare il voto degli italiani tramite la creazione di dibattiti e l’invio di messaggi propagandistici nel periodo elettorale, proprio come potrebbe essere già successo negli Stati Uniti.