
Le comunicazioni tra i giovani atleti e i loro soccorritori sono assicurate da un’apparecchiatura all’avanguardia prodotta da un’azienda israeliana.
È appesa a un filo la vita dei dodici giovani calciatori thailandesi intrappolati da giorni nella grotta di Tham Luang insieme al loro allenatore, le cui sorti stanno tenendo in ansia tutto il mondo.
La tecnologia e la corsa contro il tempo
Le immagini del ritrovamento della squadra e la trasmissione delle conversazioni tra i primi soccorritori e l’allenatore hanno fatto e fanno tuttora sperare che qualche possibilità di salvataggio ci sia, a dispetto delle difficoltà della situazione. Tutto, tra l’altro, è reso più difficile da una vera e propria corsa contro il tempo, dal momento che a breve inizierà la stagione delle piogge monsoniche, durante la quale sarà quasi impossibile tanto operare per effettuare i soccorsi, quanto sperare che i giovani possano cavarsela. Tuttavia, se qualche possibilità esiste, è anche grazie alle tecnologie impegnate durante questa incredibile vicenda.
MaxMesh, comunicare durante le catastrofi
Gli scambi tra la grotta e il mondo esterno, infatti, stanno avvenendo in queste ore grazie a un tipo di apparecchiatura sviluppata da un’azienda israeliana, capace di trasmettere segnali anche nelle situazioni più estreme. Le radiomobili in questione si chiamano MaxMesh, apparecchi prodotti dalla MaxTech Network, che in apparenza assomigliano a dei normali walkie talkie ma che si fondano sull’utilizzo di un algoritmo sviluppato a seguito di dieci anni di ricerca, a cura di un’equipe di oltre venti ingegneri. Il sistema, però, nasce da un’idea dalla semplicità assoluta: gli apparecchi, infatti, funzionano come anelli di una catena, creando un ponte l’uno con l’altro, fino a permettere una trasmissione continua di suoni e dati tra i vari elementi. Una sorta di “telefono senza fili”, che sta diventando di utilizzo sempre maggiore in occasione di eventi come questo e in generale di catastrofi naturali, quando il sistema tradizionale di comunicazione è difficile da tenere in piedi.
Morto il sub impegnato nei soccorsi
È notizia di queste ore, intanto, a conferma della difficoltà delle operazioni, la morte di Saman Kuma, trentottenne ex ufficiale della Navy Seal, la Marina thailandese, che si era unito come volontario alla squadra di soccorritori. Kuma stava operando per installare dei box per le attrezzature da far trovare ai ragazzi lungo il loro tragitto verso l’esterno, ma non ha retto a causa della percentuale di ossigeno molto ridotta nella grotta (calato dal 21 al 15%) dalla presenza umana.