
La commissaria dell’Unione Europea Vera Jourova esprime soddisfazione per aver ricevuto dall’Italia il testo applicativo della normativa continentale per la protezione dei dati. Sottolinea però il ritardo del nostro paese nei passaggi necessari. Intanto si torna a discutere di digital tax.
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale solo lo scorso 5 settembre, nonostante l’entrata in vigore della normativa da oltre tre mesi, il testo del GDPR in versione italiana, ovvero la legge del nostro paese che dispone le modalità di applicazione del provvedimento.
L’Ue esprime soddisfazione. Anche se…
Assai più velocemente è arrivato invece l’apprezzamento dell’Unione Europea e della sua Commissione, che si è detta soddisfatta dei passi avanti fatti dall’Italia, non mancando di sottolineare però la lentezza burocratica che troppo spesso condiziona e contraddistingue l’agire istituzionale del nostro paese. Meno di due giorni dopo la pubblicazione del provvedimento, infatti, Vera Jourova, commissaria UE alla giustizia, ha annunciato di aver ricevuto la proposta di legge dell’Italia che attua il regolamento dell’Unione sulla privacy. “È una buona notizia che l’Italia abbia finalmente presentato questa legge”, ha spiegato Vera Jourova. “Anche perché – ha sottolineato poi, lasciando partire una critica neppure tanto velata – faceva parte dei paesi più lenti che non sono arrivati pronti al 25 maggio, data stabilita per l’entrata in vigore del GDPR”.
La commissaria Jourova si è detta però ottimista sui prossimi passaggi, anche se saranno ora necessarie le analisi di rito rispetto al testo. “Ci siamo messi immediatamente al lavoro per studiarlo e procedere, con l’obiettivo di archiviarlo in fretta. Nel caso in cui la legge abbia elementi che vanno al di là o che non siano in linea con il Gdpr, lavoreremo con le autorità italiane per modificarli”.
La digital tax
Sempre sul versante europeo, intanto, c’è da registrare una nuova proposta di Digital tax, messa in campo dalla presidenza austriaca e di cui si discuterà a Vienna tra oggi e domani. L’obiettivo principale esposto nel documento è quello di una politica comune in materia, per i diversi paesi, sullo stesso modello della legge sulla privacy, per scongiurare iniziative individuali dei singoli governi che potrebbero mettere in difficoltà la compattezza del mercato continentale.
La Digital tax, infatti, è una tassa sui profitti prodotti dalle aziende sull’advertising online, sulla vendita di prodotti attraverso marketplace, e che quindi andrebbe a colpire grandi società come Facebook, Google, eBay, Amazon. Una tassa che potrebbe portare nelle casse dei paesi dell’Unione una cifra importante, pari a circa 5 miliardi di euro all’anno. E allo stesso tempo una regolamentazione che l’Europa urge darsi, prima di giungere troppo tardi ad affrontare il problema.